Il mondo digitale è ormai entrato definitivamente nella nostra vita.
Ti sei mai chiesto in che modo internet e lo smartphone cambiano il tuo modo di rapportarti con la realtà e con le altre persone?
Che tu sia un nativo digitale oppure una persona che ancora si ricorda com’era il mondo prima dell’evoluzione digitale, il tuo modo di relazionarti con il mondo dipende moltissimo dal digitale.
Indice argomenti
Il mondo digitale
Il mondo digitale viene perlopiù identificato con il mondo dei social usufruito via smartphone anche se in realtà è molto più di questo.
I Social media
Con i social media sei perennemente in contatto con parecchie persone.
Quante però sono le persone di cui non conosci quasi nulla?
I social media come Facebook, Snapchat, Instagram e le piattaforme di messaggistica come Whatsapp, Facebook Messenger o Telegram ti permettono di ricontattare vecchi amici che si sono persi per strada oppure di farne di nuovi. C’è la meravigliosa sensazione di non essere mai soli perché hai appena risposto ad un messaggio su Whatsapp oppure hai visto le ultime notizie degli amici su Facebook.
Non solo Social
Il mondo digitale in generale si può considerare come un fantastico prolungamento e potenziamento dei nostri sensi e non si riduce ai soli social media.
Puoi parlare con una persona che si trova a migliaia di chilometri di distanza, oppure usufruire in diretta di una lezione fornita da qualche prestigiosa università negli Stati Uniti.
Vieni a conoscenza dopo pochi minuti di eventi che si svolgono in altri luoghi e culture.
Internet e tutto il mondo digitale, per la sua facilità di accesso, permette una informazione meno gestita e confezionata dal potere di turno. Talvolta le informazioni sono false o inutili, ma se sei in grado di discernere ciò che è valido da ciò che non lo è, non c’è fine alla miniera di sapere a disposizione.
Il mondo digitale ci cambia
Indubbiamente il digitale è per molti versi meraviglioso, ma ha cambiato parecchio il nostro modo di relazionarci, di lavorare, di divertirci.
Ha cambiato tutto il nostro mondo e ha cambiato anche noi. Ha cambiato te e me.
Questo non è necessariamente un male, ma nemmeno un bene.
È un fatto che è necessario analizzare e comprendere per essere i protagonisti e non utenti passivi delle aziende che fanno i milioni con il digitale.
Qualche statistica sul mondo digitale
L’utilizzo di tutto ciò che è digitale cresce di anno in anno. Dalla indagine che ogni anno viene svolta da “We are social” in collaborazione con Hootsuite risulta ad esempio che anche l’Italia segue il trend mondiale di un sempre maggiore utilizzo di smartphone e social media. Ormai gli utilizzatori di social media sono 34 milioni di persone con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Sono quasi 50 milioni gli italiani che utilizzano il telefono cellulare e gli utilizzatori di social media da mobile sono circa 30 milioni.
A livello mondiale GlobalWebIndex rivela che l’utente medio trascorre circa 2 ore e 19 minuti ogni giorno sui social media. Altri studi, come ad esempio uno studio di Counterpoint Research, mettono in evidenza che parecchi utenti utilizzano lo smartphone per 5 e più ore al giorno. Senza parlare poi della generazione dei bambini mobile. Negli Stati Uniti ormai il 42% dei bambini sotto gli otto anni ha un tablet tutto suo e il trend è in crescita.
Nomofobia: la nuova fobia prodotta dal mondo digitale
Quante volte al giorno prendi in mano lo smartphone per controllare una notifica, dare una sbirciatina alla posta, Facebook, Whatsapp, o a qualche App?
Dalle statistiche risulta che lo facciamo dalle 150 alle 200 volte al giorno.
Questo vuol dire che mentre sei al lavoro, in famiglia, studi o parli con gli amici, ti distrai continuamente per controllare il telefono. Tutto questo a discapito della produttività, efficienza e soprattutto delle relazioni umane.
Poi c’è la paura folle di rimanere senza smartphone e quindi di non essere più connesso alla rete. È stato addirittura coniato un termine apposito per questa nuova fobia: la Nomofobia.
Sembra che i più colpiti da questa patologia siano i giovani tra i 10 e 25 anni, ma riguarda anche le persone più adulte. Ormai oltre la metà degli utenti mobile (53%) tendono a manifestare stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete e il fenomeno è in forte crescita. I più colpiti sono le persone con bassa autostima e con problemi relazionali.
Il mondo digitale e la mancanza di tempo
Un’altra caratteristica del digitale è che ha reso tutto facile e veloce, ma non ha prodotto più tempo libero. Anzi siamo sempre più a corto di tempo.
Forse perché il digitale ce lo fa sprecare senza che ce ne rendiamo conto?
Il tempo a disposizione è sempre lo stesso, da sempre. Una giornata è costituita da 24 ore, nulla di più e nulla di meno. Non si può creare il tempo. Si può solo cercare di usarlo bene.
La Neuroplasticità del cervello e il mondo digitale
Uno dei motivi per cui il digitale ci ha così pesantemente condizionati è la neuroplasticità del nostro cervello. La neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di trasformarsi creando nuove connessioni tra i neuroni o modificando quelle esistenti, ci permette di adattarci agli stimoli del mondo esterno e quindi anche del mondo digitale. Talvolta però a scapito di capacità precedentemente acquisite. Le connessioni tra i neuroni che non vengono più utilizzate, vengono infatti eliminate.
Più disattenzione
Stiamo ad esempio perdendo la capacità di concentrazione e quindi anche la capacità di pensiero profondo. Nel corso degli anni la lunghezza degli articoli di giornale, anche cartacei, è diminuita perché nessuno li legge più. In ambito web si dice che l’utente di una pagina web non la legge, ma la scansiona ed ha la capacità di attenzione di un pesce rosso, cioè di pochi secondi.
Tutto ciò è causato dal bombardamento continuo di stimoli caratteristico del mondo digitale. Per cercare di usufruire di tutto dobbiamo per forza imparare l’arte di scansionare tutto velocemente alla ricerca di ciò che è utile o interessante. È questione di sopravvivenza. In questo modo però stiamo lentamente perdendo la capacità di fermarci a meditare su un testo, a pensare in modo più lento, ma anche più profondo. Anche il cinema è sempre più di azione, mentre i film più datati e lenti ormai ci annoiano. Rischiamo di essere sempre più superficiali ed approssimativi e quindi anche più manovrabili.
Perdiamo le capacità manuali
Stiamo inoltre perdendo le capacità manuali perché ormai tutto si fa solamente pigiando le dita sulla tastiera o toccando il touch screen di tablet o smartphone. Oggi infatti è facile trovare un bambino che ha dimestichezza con il tablet, ma non si sa allacciare le scarpe.
Sempre più smemorati
Rischiamo anche di non memorizzare più nulla o addirittura di perdere la capacità di ragionare per risolvere un problema, in quanto usiamo internet come cervello aggiuntivo. Perché fare la fatica di comprendere e imparare qualcosa quando basta fare una ricerca su internet per avere una risposta esaustiva?
Il mondo digitale, ovvero solo 2 dei 5 sensi
Un altro motivo per cui il mondo digitale ci condiziona è che tende a richiedere continuamente la nostra attenzione. Finisce così per assorbire tutte le nostre energie e tutto il nostro tempo.
Il digitale però non può sostituire tutto il mondo.
Noi percepiamo la realtà attraverso i 5 sensi: il tatto, l’olfatto, il gusto, la vista e l’udito.
Sono addirittura 3 i sensi che vengono del tutto scartati dal digitale.
Il profumo di un fiore, il sapore di una mela, la sensazione sulla pelle di un maglione morbido e avvolgente oppure la sensazione di una carezza o di un bacio. Non è possibile sperimentare nulla di simile attraverso il digitale. Tutta la realtà ci avvolge continuamente con sensazioni che spesso non coinvolgono né la vista né l’udito.
Il digitale per quanto meraviglioso, rappresenta solo una parte limitata della realtà.
Conclusione
Ogni cosa richiede impegno, fatica e una qualche rinuncia per essere perseguita. Pensa ad esempio alla fatica ed impegno richiesti per imparare a suonare il pianoforte, per laurearsi in matematica, per saper sciare bene o anche solo per imparare a guidare l’auto o a cucinare. Anche il mondo digitale non fa eccezione. Per questo è nel tuo e mio interesse cercare di comprendere a cosa stiamo rinunciando e che cosa invece ne ricaviamo.
Una cosa che mi ha fatto molto riflettere è che Steve Jobs non ha mai fatto usare l’iPad ai suoi figli.
In modo analogo molti degli imprenditori del mondo digitale hanno fortemente limitato l’utilizzo delle tecnologie digitali ai loro figli. Perché?
Forse perché conoscevano molto bene il condizionamento subito da chi utilizza tali device, a maggior ragione se il cervello è ancora in sviluppo?
Dobbiamo riuscire a trovare l’equilibrio tra l’utilizzo dei vantaggi offerti dal digitale e la ricchezza del resto del mondo.
Questo oggi è ancora possibile, perché c’è ancora qualcuno che ricorda un mondo diverso da quello digitale. In futuro quando ci saranno solo i nativi digitali e i bambini mobile rischieremo di non poter nemmeno immaginare cosa ci siamo persi.
Tu che ne pensi? Come sempre, ti aspetto con interesse nei commenti.
Ti auguro di riuscire ad utilizzare il digitale senza farti usare e limitare da esso.
Ciao. Mi Chiama Giuseppe Falsone Sono insegnante di matematica e scienze alla scuola media. Facendo parte di un gruppo di divulgazione scientifica sto preparando una conferenza intitolata homo digitalis e, per le mie ricerche, sono incappato nel tuo blog. Devo dire che in poche righe Hai sintetizzato benissimo quello che sta accadendo. La neuropsicologia conferma ogni singola parola che tu hai scritto. Non hai trattato dei Big data e del problema della privacy, ma sono sicuro che hai dovuto fare una scelta tra tutto quello che gravità intorno a questo nuovo mondo. Se avrei piacere di scambiare informazioni sull’argomento, ti lascio la mia mail
Grazie Giuseppe, sono davvero felice di esserti stata utile con questo articolo.
Il mondo digitale mi interessa da sempre. Credo che tutti noi dobbiamo cercare di avere sempre maggiore consapevolezza di come il mondo si sta trasformando a causa del digitale. Non solo in male certo, ma i rischi maggiori ricadono sulle generazioni che non hanno mai conosciuto altro.