Qual è l’impatto delle parole che scegli di usare nella tua comunicazione? Ci hai mai pensato?
L’impatto delle parole nella comunicazione può essere devastante oppure quasi miracoloso.
Una singola frase può avere un grande effetto.
“Sei uno stupido, non ne combini mai una giusta”, esprime un giudizio definitivo e negativo sull’altro, che blocca ogni comunicazione.
“Ti voglio bene, vedrai che la prossima volta ci riuscirai”, esprime accoglienza, accettazione, supporto e incoraggiamento.
Quante volte ti è capitato di voler esprimere una semplice opinione e l’altra persona ti ha risposto stizzita e offesa?
Oppure quante volte hai insultato te stesso dicendoti di essere stupido o incapace? Credi davvero che l’impatto delle parole insultanti sia irrilevante, se sei tu stesso a dirtele?
Il problema è che abbiamo imparato ad esprimerci in un modo che non facilita una relazione distesa e accogliente.
Questo porta tante incomprensioni o addirittura rotture del rapporto. Il tutto perché non abbiamo fatto attenzione all’impatto delle parole sull’altro.
Indice argomenti
L’impatto delle parole: il ruolo delle emozioni
Lo scopo del cervello è quello di preservarci dai pericoli spingendoci sempre a minimizzare il pericolo e a massimizzare la gratificazione. Preservare l’esistenza è ben più importante della gratificazione. Il nostro cervello dà quindi la precedenza alla intercettazione dei pericoli.
Le emozioni di base come tristezza, rabbia, disgusto, paura, disprezzo, sorpresa o gioia, ci spingono a evitare qualcosa, oppure ad avvicinarci e accogliere. La tristezza, il disgusto, la paura e il disprezzo sono emozioni che ci spingono a evitare, allontanandoci o addirittura fuggendo. La rabbia può spingerci ad allontanarci oppure ad attaccare (avvicinandoci quindi).
L’unica emozione che ci induce sempre all’avvicinamento è la gioia, mentre la sorpresa è un’emozione che passa per una fase di transizione, necessaria per capire se la sorpresa è positiva o negativa.
Le nostre emozioni ci spingono sempre quindi a evitare oppure ad accogliere. Evitare un pericolo è, o può essere, questione di vita o di morte. Ci possiamo perciò concedere di massimizzare la gratificazione solo quando i pericoli, veri o presunti, sono stati eliminati.
Siamo quindi tutti più portati a notare e reagire alle cose negative, anche lievi, più che a quelle positive e gratificanti.
Tutto questo influisce anche sull’impatto che le parole hanno su di noi. Influenzano, purtroppo anche la nostra scelta di parole quando comunichiamo. Abbiamo infatti la tendenza a utilizzare parole negative o aggressive molto più di quanto normalmente ci rendiamo conto.
Ogni parola ha un effetto quasi magico sull’altro. Se ad esempio dico ‘mela’, istantaneamente e quasi magicamente pensi a una mela e la vedi nella tua mente. Anche le parole astratte hanno un effetto istantaneo. Pensa a parole come ‘tristezza’ o ‘gioia’ ad esempio. Ogni parola crea in noi una reazione.
Proprio per questo è utile fare attenzione, e valutare l’impatto delle parole sull’altro.
Preferire le frasi affermative
È più utile esprimere un concetto sempre in forma positiva perché il cervello non concepisce una negazione. O meglio deve prima pensare a una cosa, per poi negarla.
Quindi se ad esempio, a fronte di un tuo problema, ti dico “Non devi pensarci”, la prima cosa che farai è di pensarci.
È preferibile cercare di tranquillizzare qualcuno che deve affrontare qualcosa di impegnativo dicendogli “stai tranquillo, è una cosa fattibile”, piuttosto che “non ti preoccupare, non è difficile”.
Nel secondo caso infatti la sua attenzione verrà carpita dalle parole negative ‘preoccupare’ e ‘difficile’, inducendo maggiore preoccupazione e non maggiore tranquillità d’animo.
Eliminare le forme avversative
Le parole avversative come ‘ma’ o ‘però’ hanno l’effetto di negare e annullare quanto è stato detto prima. Se dico ad esempio “Sei stato proprio bravo, però …” annullo la lode con la parola “però”.
Il però infatti comunica all’altro che non è stato poi così bravo.
Meglio dire “Sei stato proprio bravo e studiando di più avresti fatto ancora meglio”.
In questo modo comunico la mia opinione, senza distruggere la lode.
Ovviamente la comunicazione non avviene solo con le parole, ma anche con il tono della voce e il linguaggio non verbale. Qualsiasi siano le parole che utilizziamo, saranno sostenute e confermate (o negate) dalla nostra gestualità, espressione del viso e tono di voce.
L’effetto delle espressioni giudicanti
Carl Rogers diceva che la tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.
Usare un linguaggio che può essere interpretato come giudicante, anche se non ne abbiamo l’intenzione, crea spesso problemi nelle relazioni interpersonali.
Perché
“Perché hai fatto così invece di …?”, “Non mi ascolti, perché sei un egoista e pensi solo te stesso”, “È andata male perché non ti sei impegnato”.
Sono tutte frasi che hanno l’effetto di mettere l’altra persona sulla difensiva. L’altro cercherà quindi di giustificarsi, oppure di attaccare a sua volta, con il rischio di innescare una spirale negativa di accuse e recriminazioni reciproche.
Meglio evitare i giudizi nelle relazioni interpersonali e accogliere l’altro così com’è. È del resto così che vorremmo essere accolti anche noi.
William James
Per essere soddisfacenti, le relazioni interpersonali, devono anche essere autentiche. Non possiamo quindi far finta di essere felici quando il comportamento dell’altro ci ferisce.
Come è possibile comunicare all’altro il nostro disagio, senza provocare un litigio?
La tecnica, consigliata dallo psicologo Thomas Gordon, è quella di comunicare all’altro i nostri sentimenti e il loro motivo, senza accusare l’altro. Mettendolo quindi nelle condizioni di desiderare di aiutarci, invece di sentirsi attaccato da noi.
“Mi sento avvilita quando ti parlo e tu non mi ascolti, perché mi sembra di non essere importante per te; ti chiedo perciò di ascoltarmi”.
Sicuramente ci sono più probabilità di successo in questo modo, piuttosto che urlare “Ma insomma basta, non mi ascolti mai!” e uscire sbattendo la porta. Sei d’accordo?
Sempre e mai
Dire a qualcuno “non cambierai mai”, “non ne combini mai una di buona”, “sei sempre in ritardo” o “sei sempre il solito”, è come seppellirlo e metterci una pietra tombale sopra. Sono giudizi che non lasciano alcun spiraglio di speranza e di dialogo. Chiudono la comunicazione.
Ciascuno di noi ha sempre una sua opinione e giudizio. Non possiamo vivere senza valutare e giudicare quello che accade e le persone con cui interagiamo.
Non è però il caso di esprimere sempre e comunque questo nostro giudizio. Tanto più se sono giudizi sulle altre persone.
I nostri giudizi lasciano sempre molto a desiderare in quanto a oggettività. Siamo influenzati dalla nostra personale visuale. Siamo tutti unici e irripetibili. L’altra persona vede e vive le cose da un’altra prospettiva. Come possiamo quindi essere così certi del nostro giudizio sull’altro, che è sempre diverso da noi?
Platone
Meglio essere specifici, senza generalizzare
“In genere si pensa che …”. “Dicono…”. “Normalmente …”.
Quando scegliamo questo modo di esprimerci, spesso stiamo solo nascondendo la nostra opinione nella generalizzazione.
Per una comunicazione più autentica è preferibile dire “Io penso che …”. “Io credo che …”
Quando comunichiamo, l’utilizzo del ‘noi’ è ammesso, ma non può essere noi generico e astratto. In un dialogo c’è sempre un io e un tu, che genera un noi specifico e concreto.
L’impatto delle parole su noi stessi
Se passi la giornata con un continuo monologo interno pieno insulti e giudizi negativi su di te, che effetto pensi che possa avere? L’impatto che un certo modo di comunicare ha sulle altre persone, è lo stesso che ha anche su noi stessi.
Meglio è quindi se impariamo ad accogliere e ascoltare prima noi stessi. Cominciando anche a utilizzare, nel nostro dialogo interno, un linguaggio positivo, accogliente, non giudicante e pieno di stima.
Se cominci a guardarti con uno sguardo positivo, questo avrà un effetto benefico sulla tua capacità di impegnarti nella vita e raggiungere i tuoi obiettivi.
Sarà inoltre più facile riuscire ad accogliere gli altri senza aggredirli con le parole. Con il risultato di migliorare le tue relazioni interpersonali, sia nella vita personale che lavorativa.
In conclusione
L’impatto delle parole nella comunicazione è sempre significativo.
Le parole giuste aprono le porte e costruiscono ponti tra le persone. Al contrario ci sono altre parole che hanno l’effetto di bloccare la comunicazione.
Per imparare a comunicare bene, urge quindi cominciare a fare più attenzione alla scelta delle parole. Non basta però scegliere le parole giuste, perché la comunicazione funziona su più livelli.
Anche i nostri gesti e il nostro tono di voce devono essere accoglienti e non giudicanti. Sono infatti i gesti e il tono della voce che permettono di dare il giusto valore alle parole.
L’impatto delle parole nella comunicazione con l’altro dipende quindi anche dal nostro linguaggio non verbale.
Comunicare bene è un arte che ci impegna tutta la vita!