La comunicazione empatica, detta anche comunicazione non violenta, nasce come tentativo di generare e diffondere un modello di comunicazione più efficiente. L’effetto di una comunicazione empatica è infatti quello di migliorare la soddisfazione e la qualità delle nostre relazioni, invece di ostacolarle.
Per vivere una vita piena e soddisfacente, le relazioni con gli altri sono fondamentali. Non sempre però siamo capaci di gestire le nostre relazioni in modo soddisfacente.
Ecco perchè c’è bisogno di imparare a comunicare bene, cioé in modo diverso da come normalmente si comunica.
È stato lo psicologo Marshall Rosenberg a implementare questo modo di comunicare. Si basa sulla collaborazione e comprensione reciproca, invece che sulla rivalità e l’incomprensione, come purtroppo spesso accade.
Il nostro comportamento oscilla infatti spesso tra l’aggressivo e il passivo.
Una comunicazione efficace richiede invece una terza via: l’assertività.
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Assertività ed empatia
L’assertività è il sano equilibrio tra l’essere passivamente a disposizione di tutti e l’essere prepotenti. Essere assertivi significa avere piena consapevolezza di sé e sapere come farsi valere senza calpestare o manipolare gli altri.
Puoi essere assertivo se:
– ti prendi la responsabilità delle tue azioni,
– sei in contatto con te stesso: le tue emozioni, i tuoi valori, le tue capacità
– sai accogliere e accettare te stesso
– rispetti l’autonomia delle altre persone e il loro diritto di scelta
– sai quindi accogliere e accettare le altre persone
Essere assertivi richiede la capacità di dire di no, quando serve, e la capacità di chiedere ciò che ti interessa. Sempre però rispettando anche il diritto di dire di no degli altri.
L’assertività va a braccetto con l’empatia.
Sono queste due – assertività e empatia -, le caratteristiche principali della comunicazione non violenta ideata da Rosenberg.
Il potere di una comunicazione empatica
La comunicazione empatica permette di migliorare e far fiorire, ogni tipo di relazione umana.
È utile prima di tutto per facilitare l’accoglienza e accettazione di se stessi. Permette infatti di migliorare il nostro dialogo interno, traducendo i messaggi interni negativi, in bisogni e sentimenti.
È un aiuto quindi nello scegliere di agire secondo i nostri bisogni e esigenze più profonde. In questo modo possiamo muoverci in base alla nostra motivazione interiore e non per motivi esterni come:
– evitare il giudizio degli altri,
– agire per dovere,
– o per ricevere un premio.
Permette poi di dare più profondità e spessore alle relazioni con gli altri. Aiuta ad accogliere i messaggi, talvolta negativi, degli altri, con empatia; cercando di non considerarli un attacco, ma di individuare i bisogni che ci stanno dietro.
È infine utile nella risoluzione di dispute e conflitti di ogni livello.
Si tratta insomma, di un moltiplicatore della soddisfazione ed efficacia delle relazioni.
Comunicazione empatica: le 4 componenti
La comunicazione empatica si concentra su 4 aree:
– che cosa osserviamo,
– cosa sentiamo,
– quello di cui abbiamo bisogno,
– che cosa chiediamo per migliorare la nostra vita.
La capacità di relazionarsi con una comunicazione empatica passa innanzitutto attraverso l’utilizzo di un linguaggio empatico. Un linguaggio che non fa uso dunque di giudizi moralistici, non fa paragoni e non ha pretese sull’altro.
Implica avere in ogni momento consapevolezza del fatto che siamo responsabili dei nostri pensieri, sentimenti e azioni.
Osservare i fatti
Un primo passo per comunicare empaticamente consiste nel separare l’osservazione dei fatti reali, dalla nostra personale e soggettiva valutazione.
Questo significa rendersi conto dell’impatto delle parole nei rapporti con gli altri (ma anche con noi stessi).
Quindi ad esempio non dirò “Sei sempre in ritardo”. Potrei invece dire – evitando la parola ‘sempre’- “Le ultime due volte non sei riuscito ad arrivare in orario”.
In questo modo l’altra persona non si mette sulla difensiva ed è più facile ottenere la sua collaborazione.
Esprimere i sentimenti con chiarezza
Il secondo passo della comunicazione empatica è quella di esprimere con chiarezza i nostri sentimenti. Facendo attenzione a non confonderli con delle valutazioni.
Ad esempio “Non mi sento amata da te” non è un sentimento, ma una valutazione. Dovrei piuttosto dire “Mi sento triste e avvilita quando tu fai questa cosa”.
Questo è possibile solo se sappiamo ascoltare noi stessi.
I bisogni generano i sentimenti
La terza componente della comunicazione empatica è quella di prendersi la responsabilità dei propri sentimenti.
Questo vuol dire riconoscere che ciò che gli altri dicono, può essere uno stimolo, ma mai la causa dei miei sentimenti. Sono infatti i nostri bisogni a generare i sentimenti.
Quando qualcuno ci comunica qualcosa in modo negativo, è nostra la responsabilità per la reazione che scegliamo di adottare. Possiamo reagire in vari modi:
- incolpando noi stessi
- dando la colpa agli altri
- mettendoci in contatto con i nostri bisogni e sentimenti
- riconoscendo i bisogni e sentimenti dell’altro nascosti nel messaggio negativo; accogliendo quindi l’altro con empatia
È la nostra reazione che può fare la differenza per la qualità della relazione.
È tutto più semplice se anche l’altra persona adotta una comunicazione empatica. A noi però il compito di agire su ciò che è sotto il nostro controllo: il nostro comportamento e le nostre scelte.
Formulare una richiesta chiara e specifica
Arriviamo infine alla quarta componente della comunicazione empatica. Il saper formulare in modo chiaro, specifico e positivo quello di cui abbiamo bisogno.
Una richiesta generica, ambigua e fumosa, difficilmente viene accolta positivamente. Ad esempio, una richiesta del tipo, “Vorrei che ti fossi onesto con me”, è troppo generica. Una formulazione più precisa potrebbe essere “Vorrei che tu mi dicessi cosa senti riguardo a quello che ho fatto e che cosa vorresti che facessi diversamente”.
Per favorire una relazione che soddisfa entrambe le parti, è necessario mettere in chiaro che la nostra non è una pretesa, ma una richiesta che avremmo piacere che fosse soddisfatta solo se fa piacere all’altro.
Una comunicazione empatica è possibile nella misura in cui anche noi riceviamo empatia. Per dare empatia abbiamo infatti bisogno di empatia.
Quando ci sentiamo in difficoltà nella comunicazione possiamo fermarci un attimo, respirare a fondo e cercare di accogliere noi stessi con empatia. Talvolta però, non abbiamo più nulla da dare agli altri. In questo caso è necessario prendersi un attimo di tregua e avere il tempo di riprendersi.
Per concludere
Come sintesi estrema della comunicazione empatica, ecco un esempio in cui ci sono tutte le 4 componenti (fatti, sentimenti, bisogni e richiesta):
“Quando superi i limiti di velocità in auto, mi sento spaventata, perché ti amo e non voglio perderti in un incidente. Potresti per favore andare più piano, a partire da oggi?”
Una tale richiesta non è garanzia di ottenere ciò che si vuole. L’altra persona è libera di accettare o meno. Noi, a nostra volta, dobbiamo essere disposti ad accettare questa sua libertà.
Il potere di una comunicazione positiva, come la comunicazione empatica, o non violenta, di Rosenberg, sulla qualità delle nostre relazioni è immenso.
Le regole di base sono semplici da capire, ma richiedono impegno ed esercizio per essere messe in pratica in modo soddisfacente.
Visti i benefici, vale la pena impegnarsi a impararla.
Non credi anche tu?
Argomento molto interessante, mi piacerebbe approfondire per una crescita personale
Sì, la comunicazione empatica è molto utile. Se desideri conoscerla meglio ti posso suggerire il libro “Le parole sono finestre {oppure muri]” di Marshall Rosenberg. Poi per fare pratica esistono corsi introduttivi di comunicazione non violenta. Ad esempio a Milano (ma non solo).